Divagazioni sulle polveri e il fenomeno combustivo all'interno della cartuccia da caccia per arma a canna liscia. Polveri a combustione vivace, lenta , progressiva e costante.
La domanda che più sento fare nelle armerie, quando si debbano acquistare delle cartucce, è quella relativa alla grammatura del piombo, dopo aver specificato il numero di questo. Poi sul numero ci si aggiusta, ma sulla grammatura quasi mai. Chi è convinto che in inverno si debbano sparare, per esempio, 33 grammi, vorrà solo quelle. Il fatto che i grammi sono strettamente legati ai grammi di polvere e a tutti gli altri componenti sembra non interessare ad alcuno. Che dire poi dei fabbricanti, che una volta caricavano le polveri a nome, ma che oggi chiamano le cartucce con nomi di fantasia?
Rimpiango i cari vecchi tempi andati, quando anche i fabbricanti di bossoli marcavano questi a seconda della polvere che avrebbero ospitato.
Oggi impera un luogo comune: la tal polvere porta bene una certa quantità di piombo, che è mal digerita da un'altra; che dire dei produttori di polvere che dove producevano un tipo di polvere, caricabile in diversi dosaggi, oggi ad uno stesso nome aggiungono la sigla per 32; per 34; ….. e così via…..
Esaminiamo il fenomeno della combustione.
La miscela incendiva dell'innesco, attivata dalla percussione, propaga la vampa in profondità e in ogni direzione. L'ideale sarebbe che i granelli di polvere cominciassero a bruciare simultaneamente. Ci si accontenta , con vari artifici, di provare a raggiungere lo scopo.
La polvere brucia, si producono gas che forniscono la spinta alla colonna dei boraggi e pallini e vincono le resistenze dalla chiusura, e della pressione atmosferica.
La forma del buscione, la potenza dell'innesco, la resistenza della chiusura, tutto aiuta a raggiungere lo scopo di facilitare la combustione del propellente polvere, con quel fenomeno fisico che va sotto il nome di “intasamento della carica”.
Ma cosa succede nella camera di combustione?
Dipende dalla forma dei singoli grani o lamelle. Grani, lamelle, dischetti, dischetti forati, cannolicchi. ………. Si cannolicchi, ma non quelli da minestra, o quelli di mare, alcune polveri hanno i grani trafilati in questa forma, ne vedremo il motivo.
Grani più o meno sferici. Bruciano dall'esterno verso l'interno; la superficie che bruciando produce gas diviene sempre più piccola; si produce tanto gas all'inizio della combustione e poi sempre di meno: picco di pressione prossimale al vivo di culatta, grande spinta iniziale che tende a diminuire in prossimità della volata: le cosidette polvere istantanee o veloci.
Lamelle che brucino da tutti e sei i lati. Stesse considerazioni precedenti
Lamelle che brucino solo da due lati omologhi. La produzione di gas è costante perché sempre uguale la superficie che brucia. Pressione omogenea all'interno della canna, e quindi anche la spinta.
Dischi forati. Per effetto della combustione la superficie esterna del dischetto diminuisce, ma aumenta quella interna: produzione dei gas costante e stesse considerazioni precedenti.
Cannolicchi. Stesse considerazioni precedenti.
Provate ora ad immaginare per esempio, il dischetto forato , o il cannolicchio,che brucino solo dall'interno: la superficie di combustione aumenta considerevolmente, come anche la produzione dei gas. Stessa cosa nel cannolicchio. La spinta si protrae lungo tutta la canna: sono le polveri progressive. (in realtà bisognerebbe parlare di polveri a ritardata istantaneità).
Ho semplificato al massimo il discorso teorico, ma è da ricordare che ci sono molti artifici, per esempio cito la gelatinizzazione, con i quali si cerca di avere la combustione costante, o progressiva, inibendo o rallentando il fenomeno combustivo su specifici lati dei singoli elementi componenti della polvere, e renderle anche meno sensibili agli agenti atmosferici. Le ditte che fabbricano polveri, quelle che assemblano le cartucce, quelle che costruiscono armi sono costantemente alla ricerca della cartuccia ideale: basse pressioni e alte velocità legate all'uniformità della concentrazione della rosata.
Rimando ai più noti testi di balistica interna quei lettori che volessero approfondire l'argomento, soprattutto sulle differenze del fenomeno di detonazione dell'innesco, e quello di deflagrazione delle polveri. N.B. se le polveri detonassero, tutti i fucili scoppierebbero; le polveri vanno associate ai propellenti, e non agli esplosivi in senso stretto. Un po' come la benzina: entrambe hanno bisogno di compressione per raggiungere il loro scopo.
Dopo l'avvento delle polveri bianche, o senza fumo, che hanno decretato il pensionamento della polvere nera, tutti gli sforzi delle industrie si sono concentrati per riuscire nella fabbricazione della polvere ideale. Anche l'industria bellica ha molto contribuito con la ricerca, al raggiungimento di tale obiettivo.
Queste polveri vanno sotto il nome generico di polveri colloidali, perche l'esplosivo vero e proprio è stato miscelato ad un supporto inerte, per poter permettere di ridurre il composto nelle varie forme sopra citate a mezzo di procedimenti meccanici come l' estrusione e la laminazione.
Breve storia.
La scoperta delle polvere senza fumo è attribuita a Shultz di Berlino, nel 1865, che brevettò la polvere che porta il suo nome. Seguirono sempre i tedeschi a Rottweil con una polvere per uso militare, oggi il nome Rottweil è anche nome proprio di polvere da caccia. Nel 1888 Nobel gelatinizzando il cotone collodio con la nitroglicerina brevettò la balistite. Nel1889 in Inghilterra si brevettò la famosa cordite, dalla forma in cui era trafilata. Gli italiani produssero la Solenite.
Oggi le polveri le possiamo definire in grandi gruppi:
singole basi e doppie basi. Le singole basi sono composte anche da nitrocellulosa, che è il maggior componente, e non contengono mai nitroglicerina. Le doppie basi contengono anche nitroglicerina in percentuale variabile, ma mai sovrabbondante rispetto alla prima.
Le monobasiche non erano polveri quasi mai gelatinizzate, all'inizio, erano polveri molto vivaci e che abbisognavano di inneschi poco potenti. Tutti ricorderete i 6,45 a due o tre fori. Erano sensibili alle mutanti condizioni atmosferiche, e si prestavano a caricamento volumetrico. Le nostre acapnia e universal ne sono stati degli esempi. Oggi tute le monobasiche sono gelatinizzate, ma non sono prive di difetti. Si presentano sia in grani che in lamelle.
Le doppie basi, chiamate anche balistiti, erano considerate migliori. Sono polveri laminari gelatinizzate, con il grave difetto di provocare l'erosione delle canne. Venne quindi creata la famiglia delle balistiti attenuate.
Oggi le polveri in commercio sono tutte buone, di solito la scelta cade su l'una o l'altra solo per motivazione proprie che nulla hanno a che fare con le proprietà chimico-fisiche delle medesime, che quasi nessuno conosce.
E la cartuccia ideale: tutti cercano di produrla, ma ciascuno di noi ha la sua. Sia che prediliga le cartucce offerte dall'industria, sia quelle di caricatori autorizzati, le armerie, sia che se le confezioni da solo. Io nella mia lunga attività ho iniziato con le ricariche di Acapnia e Universal, seguite quasi subito dalle famose DN di Casciano di Roma, una breve parentesi di Cheddite, ricordate la super laminare?, poi le GP e le MB di Baschieri e Pellagri, per poi arrivare alle legia star. Poi sono passato alla ricarica seria, usando solo le mie GP e le mie jk6 ma ho intenzione di aprire un altro capitolo con protagonista la Rotteweil.
Una raccomandazione: siate certi della polvere che state caricando! Non fate l'errore di usare le dosi di una polvere conosciuta solo perché si somigliano, non usate mischietti che di formidabile hanno solo l'effetto di innalzare pericolosamente il picco di pressione, cominciate sempre da dosi piccole, senza arrivare allo spianamento dell'innesco, non usate un'accelleratore di combustione di polvere granulare per le polveri cosi dette di difficile accensione, evitate di porre in atto tutte quelle diavolerie che l'esperienza , sic!, consigliava ai nostri nonni e che ci siamo tramandati di generazione in generazioni.
Queste divagazione per forza di cose sintetiche e minimaliste hanno il solo scopo di indurre in curiosità il lettore e di spingerlo a studiare i fenomeni cui ho fatto cenno sugli ottimi testi che la letteratura offre.
P.S. la cartuccia ideale è quella equilibrata, che vada bene al livello del mare, come in collina e montagna, che vada bene all'equatore, come alle estreme latitudini, a patto che si spari il piombo adeguato ai selvatici, e che si sia in grado di centrare il bersaglio. Non ho mai sentito di ditte che variano il dosaggio delle cariche a seconda del paese in cui esportano. Certo alcune cartucce sono più indicate di altre per essere sparate in condizioni estreme, ma vi prego, non andate in giro con un campionario solo perche vi sposterete di qualche chilometro durante la battuta di caccia.
P.S. 2) l'Acapnia è stata la prima polvere italiana ad essere prodotta, e il suo nome, dal greco, significa senza fumo. Fu per molti anni un'onesta polvere, in seguito surclassata da prodotti sempre più sofisticati.
P.S.3) mi ritrovo tra le mani un libro del 1980, che parla di armi polveri e cartucce. C'e anche la sezione dedicata ai mischietti. Non smetterò mai di raccomandare come il loro uso sia assolutamente da deprecare, e l'autore essere fatto oggetto del mio più profondo biasimo. Nel corso del libro si spende anche in consigli e invettive di cui sarebbe dovuto lui stesso essere l'oggetto. Costava all'epoca la bellezza di settantacinquemilalire, un vero sproposito. Io l' ho avuto in regalo, ma lo avrei anche comprato per essere edotto delle corbellerie che possono essere scritte in proposito. Lo faccio tutt'ora. Ma per chi comincia prego vivamente di affidarsi a libri di valenti autori, esperti del ramo, e non quei sedicenti esperti solo perche titolari di attività commerciale di armeria e caricatori in proprio. Spesso conoscono solo quello che possiedono in armeria.
Giovanni De Angelis